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Renzo Piano, il flop del quartiere "Le Albere" di Trento

25/8/2015

3 Commenti

 
Immagine
Vivrai il centro storico e abiterai il centro tecnologico.
Avrai la solidità del mattone con la luminosità delle vetrate.
Uscirai di casa e sarai in centro. Uscirai di casa e sembrerai  al parco.
Troverai qualità, non cercherai parcheggio.
Avrai un vero bene rifugio. Perché sarà la casa più sicura di tutta la città.
Respirerai cultura, non smog.


Sembra quasi una poesia la presentazione del nuovo quartiere “Le Albere” di Trento, pensato e realizzato dall’archistar Renzo Piano.
Un nuovo pezzo di città ha preso il posto dell’ex fabbrica Michelin, un’operazione di riqualificazione urbana senza precedenti in Trentino, tra le prime venti in Europa per dimensioni: 300 appartamenti, oltre 2 mila posti auto interrati, 5 ettari di parco, 18 mila metri quadrati di uffici, 9 mila di negozi, 28 mila di viali, piazze e canali d'acqua. E due poli culturali: il museo delle scienze a nord e il nuovo centro congressi polifunzionale, in gran parte riadattato a biblioteca universitaria, a sud, affiancato da un hotel a 4 stelle. Un investimento da oltre 450 milioni di euro. Il nuovo quartiere si chiama «Le Albere», che in dialetto trentino significa pioppi, quelli che nel ’500 formavano il filare d'ingresso al vicino palazzo rinascimentale delle Albere.
Sono passati ormai due anni dalla solenne inaugurazione, una serata indimenticabile con concerti, spettacoli e tantissima gente riversata nelle strade e nelle piazze. Finita la festa, però, è rimasta solo un gran desolazione e la folla ora è soltanto un lontano ricordo.
Il quartiere si presenta ancora mezzo vuoto, gran parte degli alloggi sono rimasti invenduti e anche gli esercizi commerciali, salvo alcune eccezioni, sono ancora inutilizzati.
Ma quali sono i motivi del fallimento?
I prezzi degli alloggi sono alti,  minimo 4.700 € al metro quadrato, la crisi economica sta mordendo le famiglie e le banche non fanno più credito. Più passa il tempo e più gli appartamenti avranno bisogno di manutenzione prima di entrarvi con un conseguente aumento ulteriore dei costi.
Ma ciò non basta, si tratta di uno dei luoghi meno ospitali della conca di Trento. Qui il sole tramonta ben prima del fine naturale delle giornate e non è un caso che l’area periferica fosse stato relegata a sito produttivo e non a spazio di relazione e abitativo.
Inoltre, nella città di Trento non esiste un gruppo sociale così numeroso interessato a farsi vanto di abitare in una casa “griffata”. E invece i promotori finanziari hanno pensato di valorizzare gli alloggi facendoli “firmare” da uno degli architetti più affermati del momento.
In una provincia che conta più di mille architetti e più di tremila ingegneri, non è stata costruita un'operazione culturale capace di integrare conoscenze internazionali con professionalità locali. Le Albere ha preso così il sapore di un prodotto che viene da lontano, imposto, calato dall’alto, incapace di creare ricchezza, intesa anche come “know out”, sul territorio.
Nonostante gli sforzi dei progettisti nello studio delle zone centrali di Trento per riprenderne le proporzioni e le dimensioni degli edifici, così come l’ampiezza e la lunghezza delle strade, è difficile riscontrare qualche tipo di legame tra la città e il nuovo insediamento che possa far pensare ad un trentino di trovarsi nel sua città.
È notizia di due mesi fa che una zona del nuovo quartiere sia divenuta una discarica a cielo aperto, sollevando indignazione nei cittadini. Claudio Cia, consigliere provinciale e regionale, esorta: «Nel quartiere progettato da Renzo Piano si sta arrivando ormai al ridicolo: si celebra tanto il Muse per il suo numero di accessi, in realtà il numero di accessi nei musei provinciali resta sempre lo stesso, chi visita l’area non può fare a meno di vedere una città fantasma, simbolo di una politica fatta solamente di idee di grandezza. Di sicuro una cosa nel quartiere abbonda: l’immondizia».  È stato necessario l’intervento dei militanti di CasaPound Trento per ripulire la zona.
Un quartiere che fatica ad essere vissuto e abitato si può definire veramente quartiere?

http://lavocedeltrentino.it/index.php/oggi-in-primo-piano/21076-quartiere-le-albere-sdegno-per-le-situazioni-di-degrado
http://www.lavocedeltrentino.it/index.php/breaking-news-trentino/21038-casapound-ripulisce-quartiere-delle-albere
http://dovelarchitetturaitaliana.blogspot.it/2014/11/le-albere-trento.html
http://lealbere.it/
www.lealbere.it/complesso.php

http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2014/07/14/news/la-rinascita-in-salita-del-quartiere-di-renzo-piano-1.9596986
http://www.alessandrofranceschini.it/2014/07/29/nel-quartiere-fantasma-dellarchistar/


Vista del quartiere
Viale pedonale che attraversa il quartiere
Vista aerea del quartiere
Vista Palazzo delle Albere
Palazzo delle Albere
Area ex fabbrica Michelin (1927)
Area ex fabbrica Michelin (1927)
Area ex fabbrica Michelin (1927)
Fabbrica Michelin (2000)
Fabbrica Michelin 2000
Piazza del Duomo
Piazza del Duomo
Vista aerea Piazza del DUomo
Corso nel centro di Trento
Palazzo Thun
Palazzo Larcher Fogazzaro
Vista di un edificio in Piazza del Duomo
Corso pedonale nel centro di Trento
Vista dal satellite, a sinistra Le Albere, a destra il centro storico
Quartiere: settore organico della città unitaria e policentrica, dotato di una certa autonomia funzionale e di spazi attrezzati, chiusi e aperti, adeguati almeno alla vita sociale del gruppo di cittadini che vi è insediato. Un quartiere è sempre dotato di un centro, delimitato da un chiaro limite e articolato in una struttura di strade, piazze e isolati. Il quartiere include un insieme equilibrato di attività: commerciali, residenziali, produttive, ricettive, amministrative, legate all'istruzione e al terziario con una struttura particolarmente utile a tutte le persone che non possono dipendere dall'automobile per i loro spostamenti. Ogni quartiere possiede un centro e un limite. Questa combinazione consente lo svilupparsi di una forte identità sociale da parte della comunità.
("The guide of eco-efficient cities" a cura di Gabriele Tagliaventi e Alessandro Bucci, Alinea editrice)
Plessis Robinson, Ile-de-France
Plessis Robinson (1931)
Vista del quartiere
Vista del quartiere
Vista del quartiere
Vista del quartiere
Vista del quartiere
Vista del quartiere
Vista del quartiere
Vista del quartiere
Vista del quartiere
Vista del quartiere
Vista del quartiere
3 Commenti
Marco Romano link
3/3/2017 01:48:20

le belle città (UTET): dal ritratto di Trento partire per progettare a Trento

Risposta
Ivan
5/3/2017 01:27:38

Si dice, e si scrive, KNOW HOW, non know OUT.

Risposta
Roberto
26/8/2020 14:59:05

Buongiorno ho letto con piacere questo articolo e tutte le riflessioni contenute che condivido in pieno. Ieri abbiamo visitato la città di Trento Colma di un’architettura senza tempo. Siamo poi capitati nell’ Area in questione su suggerimento delle informazioni turistiche. Ci siamo trovati davanti ha un vero e proprio scempio dell’architettura senza un senso sporco e già con le strutture in legno rovinato dopo solo quattro anni l’atmosfera che si respira è finta e non ha nulla a che vedere L’idea forse che stava alla base del progetto di creare un ambiente accogliente e includente nulla di tutto ciò. È veramente una vergogna non solo per i cittadini di Trento

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    Annamaria Borella
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